Un grasso supereroe
Super parla di un uomo. È la storia di un supereroe che ha smesso di essere un supereroe. Ci troviamo in un mondo in cui Batman e Robin sono morti in un incidente stradale, Superman è stato ucciso da una meteora di Kryptonite, Wonder Woman è diventata un’esponente del movimento femminista. Da quando il protagonista – senza nome – si è ritirato a vita privata, la città dove un tempo viveva, la Capitale, ha cominciato ad andare in rovina: la corruzione è aumentata, la sicurezza diminuita. Un giorno vede un servizio su degli scontri avvenuti nella Capitale. Incapace di rimanere indifferente di fronte agli eventi, decide di tornare in azione. La figura del supereroe moderno non è nient’altro che la vecchia figura novecentesca dell’Uomo solo al comando, del salvatore, del politico che arriva e risolve tutti i problemi; una figura che sta tornando molto in voga, non solo in Italia. Lo spettacolo vuole far sorgere nello spettatore la domanda: abbiamo veramente bisogno di (Super)eroi?
scritto e interpretato da Matteo Prosperi
Repliche
Dal 12/04/2018 al 13/04/2018 – h20:30
di Armando Pirozzi e Emanuele Valent
di Armando Pirozzi ed Emanuele Valenti
con Giuseppina Cervizzi, Christian Giroso, Sergio Longobardi, Valeria Pollice, Emanuele Valenti, Gianni Vastarella
e con la voce di Peppe Papa
regia Emanuele Valenti
scene Tiziano Fario
costumi Daniela Salernitano
disegno luci Giuseppe Di Lorenzo
datore luci Gioacchino Somma
organizzazione e collaborazione artistica Marina Dammacco
produzione Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini, 369gradi
Durata: 65 minuti
Arriva sul palcoscenico dell’Arena del Sole Punta Corsara con Il cielo in una stanza, spettacolo presentato nell’ambito di “A Sud del teatro 2. Punta Corsara”, personale dedicata alla compagnia napoletana, curata da Gerardo Guccini e realizzata dal Centro La Soffitta – Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna in collaborazione con Emilia Romagna Teatro Fondazione.
La compagnia Punta Corsara gioca con il titolo di una delle più famose canzoni italiane, per ripercorrere fatti di cronaca, dall’emigrazione in Svizzera alla speculazione edilizia, in una rivisitazione della classica commedia eduardiana.
Il cielo in una stanza, scritta da Gino Paoli e interpretata da Mina nel 1960, è la canzone di un amore che abbatte le pareti di una stanza, il racconto di una storia comune, nata in un luogo intimo, privato, come la propria casa. Se però questa casa crolla, cosa resta del sogno romantico, cosa resta della giovane coppia che l’ha sognato e cosa diventa quel luogo che il crollo ha portato via?
Quella che ‘non ha più pareti ma alberi infiniti’ diventa così una stanza del 1960, probabilmente parte di un edificio del periodo immediatamente precedente, gli anni ’50, magari a Napoli, in cui, proprio attraverso la costruzione e distruzione di case e parti di città, si avviava un processo di trasformazione sociale, secondo un piano regolatore delle “esistenze”, che guardava al futuro e irrimediabilmente stravolgeva le identità conosciute.
Partendo da fonti diaristiche e fatti di cronaca, dall’emigrazione in Svizzera alla speculazione edilizia, viste secondo le logiche dell’evocazione più che seguendo la cronologia degli eventi, il racconto si struttura come una rivisitazione allucinata della classica commedia eduardiana in tre atti e comincia proprio da qui: il cielo, con il crollo, è entrato veramente nella stanza, che ora 'non ha più pareti'.
Dentro c’è una comunità di personaggi che negli anni ’90 continua a vivere in questa architettura sbilenca, non riuscendo ad allontanarsi da quel che resta del palazzo. Nello spettacolo li incontriamo proprio nel momento in cui vogliono fare i conti con il proprio passato e trovare un modo, costi quel che costi, per archiviarlo e ricominciare a sognare un futuro; ammesso che questo sogno sia ancora possibile. Ma le posizioni paradossali che, come in una folle sarabanda, loro stessi si trovano a sostenere o ripudiare, riflettono in realtà la confusione in cui turbina ogni loro ideale politico, etico e anche spirituale, un’incertezza che ricorda molto da vicino il nostro disorientato presente.
Il cielo in una stanza. Una commedia in bilico di Punta Corsara di Emanuele Valenti e Armando Pirozzi è stato pubblicato per le edizioni Napoli MONITOR.
regia di Federico Tiezzi
A tredici anni di distanza dall’Antigone di Sofocle di Brecht coprodotta, fra gli altri, da Emilia Romagna Teatro, Federico Tiezzi e Sandro Lombardi tornano a confrontarsi con “Antigone”, uno dei massimi capolavori della cultura ateniese, oggetto di innumerevoli allestimenti. Al cuore della tragedia è lo scontro tra Antigone, portatrice dei valori della legge naturale, e Creonte, che rappresenta la legge degli uomini. Da un lato i valori religiosi del clan familiare, dall’altro le esigenze, diremmo oggi, dell’ordine pubblico.
di Sofocle
traduzione Simone Beta
regia Federico Tiezzi
con Sandro Lombardi
Ivan Alovisio, Francesca Benedetti, Marco Brinzi, Carla Chiarelli, Lucrezia Guidone, Lorenzo Lavia, Sandro Lombardi, Francesca Mazza, Annibale Pavone, Federica Rosellini, Josafat Vagni, Massimo Verdastro
Repliche
Dal 05/04/2018 al 06/04/2018 – h21:00
07/04/2018 – h19:30
08/04/2018 – h16:00
di e con Gianfranco Berardi e Gabriella Casolari
Una riflessione che, attraverso ironia e provocazione, porta avanti l’indagine sul contemporaneo che la compagnia Berardi Casolari sta conducendo negli ultimi anni. Un affresco del nostro tempo con le sue contraddizioni, ossimori e paradossi, che sembrano ormai passare inosservati e appartenere inevitabilmente alla quotidianità.
Commenta la Compagnia: «In un tempo dove ognuno cerca nello smartphone la risposta ai propri problemi come fosse una sfera di cristallo, una apple, mela della conoscenza in grado di mostrarci l’esistenza, la scelta tra Essere o Non Essere è ancora una questione cruciale o sarebbe più appropriato dire: “Essere o apparire”? To be o FB? Questo è il nostro problema!»
Amore take away è quindi un dubbio esistenziale: io cosa voglio? Qual è il mio desiderio reale? Sono sulla mia strada o sto seguendo anch’io una moda in questo mondo dove “tutto è mercato, solo mercato…o hai nuovi sogni o rivaluti l’usato” dove persino l’amore può essere una app da scaricare e da gestire comodamente sul divano: take away.
di e con Gianfranco Berardi e Gabriella Casolari
COMPAGNIA BERARDI CASOLARI
Repliche
Dal 05/04/2018 al 06/04/2018 – h20:30
07/04/2018 – h20:00
08/04/2018 – h16:30
regia di Mario Martone
Martone dirige per la prima volta un testo di Eduardo e sceglie di farlo affrontando un progetto culturale dal forte senso politico e civile. «Il teatro è vivo quando si interroga sulla realtà, – ha dichiarato Martone a proposito di questo lavoro – se parla al proprio pubblico non solo osando sul piano formale ma anche agendo in una dimensione politica».
De Il sindaco del Rione Sanità, uno dei testi che Eduardo ebbe più cari, è protagonista Antonio Barraccano, che amministra le vicende del rione come un uomo d’onore. Don Antonio si avvale dell’aiuto del medico Fabio Della Ragione, il quale di fatto ‘copre’ i regolamenti di conti che avvengono nel quartiere, eludendo il lavoro della giustizia. L’andamento della vita del quartiere si interrompe quando Barraccano si scontra con Arturo Santaniello, ricco panettiere e padre egoista: il loro conflitto sfocerà in un finale dagli esiti tragici.
di Eduardo De Filippo
regia Mario Martone
con Francesco Di Leva, Giovanni Ludeno Adriano Pantaleo, Giuseppe Gaudino, Daniela Ioia, Gennaro Di Colandrea, Viviana Cangiano, Salvatore Presutto, Lucienne Perreca, Mimmo Esposito, Morena Di Leva, Ralph P, Armando De Giulio, Daniele Baselice
Repliche
Dal 27/03/2018 al 30/03/2018 – h21:00
regia di Elio De Capitani e Lisa Ferlazzo Natoli
Rileggere Otello spogliandolo della “tradizione”, tornare al cuore del meccanismo drammatico e delle parole: parte da queste premesse il lavoro su Shakespeare che Elio De Capitani ha iniziato con il Sogno, proseguito con Amleto e il Mercante di Venezia e che per questo spettacolo ha pienamente condiviso con Lisa Ferlazzo Natoli. I due registi hanno portato in primo piano il nodo indissolubile tra l’io e l’altro, tra il simile e il dissimile che in questo testo, perturbante come un racconto di suspense, si fa tragedia della gelosia e del sesso, dei rapporti inter-razziali e culturali, del dubbio e della potenza manipolatoria delle parole.
di William Shakespeare
traduzione Ferdinando Bruni
regia di Elio De Capitani e Lisa Ferlazzo Natoli
con Elio De Capitani, Federico Vanni, Emilia Scarpati Fanetti, Cristina Crippa, Angelo Di Genio, Alessandro Averone, Carolina Cametti, Gabriele Calindri, Massimo Somaglino, Michele Costabile
Repliche
Dal 22/03/2018 al 23/03/2018 – h21:00
24/03/2018 – h19:30
25/03/2018 – h16:00
Trent'anni di felicità in comodato d'uso
Nicola Borghesi, giovane rivelazione del teatro italiano, fondatore della compagnia Kepler – 452, lavora incrociando i temi del nostro tempo con le storie di persone comuni, portandole sul palco insieme agli stessi protagonisti che le hanno vissute.
«Abbiamo preso Il giardino dei ciliegi per interrogarci su che cosa significhi perdere un luogo dell’anima per ragioni economiche. L’indagine che abbiamo condotto sugli sgomberi a Bologna ci ha subito posti di fronte a un conflitto di natura filosofica, che è quello fra illuminismo e magia, e cioè come le regole del “vivere insieme” impattano sull’individuo e sulla sua irriducibilità».
Il lavoro di ricerca che ha preceduto la scrittura si è svolto incontrando gli abitanti del territorio bolognese: «Abbiamo parlato con molte persone aprendo un immaginario sull’argomento. Finché non abbiamo incontrato Annalisa Lenzi e Giuliano Bianchi. Abbiamo subito capito che era la storia che volevamo raccontare».
ideazione e drammaturgia Kepler - 452 (Aiello, Baraldi, Borghesi)
regiaNicola Borghesi
con Paola Aiello, Giuliano e Annalisa Bianchi, Nicola Borghesi, Lodovico Guenzi
Repliche
17/03/2018 – h20:00
18/03/2018 – h16:30
Dal 20/03/2018 al 23/03/2018 – h20:30
24/03/2018 – h20:00
25/03/2018 – h16:30
Dal 27/03/2018 al 30/03/2018 – h20:30
regia di Roberto Marinelli e Michele Segreto
La legalità è insieme rispetto e pratica delle leggi. È l’anello che salda la responsabilità individuale alla giustizia sociale, l’io e il “noi”. Per questo non bastano le regole. Le regole funzionano se incontrano coscienze critiche, responsabili. Malvagio indaga, da una parte, il rapporto odierno con il sistema-leggi e con i principi etici dei singoli, dall’altra la genesi del male e la sua manifestazione. Lo spettacolo prende spunto da due testi cardine: “Dei Delitti e delle Pene” di Cesare Beccaria e “La banalità del male” di Hannah Arendt, che divengono un interessante punto di partenza per discutere del senso della legalità, in un’epoca che sta scordando il valore dell’Illuminismo.
con Giulia Diomede, Marzia Gallo, Gabriele Genovese, Roberto Marinelli, Michele Mariniello, Elisa Proietti, Irma Ridolfini, Isacco Tognon, Paolo Zaccaria
drammaturgia Gabriele Genovese, Michele Mariniello, Irma Ridolfini, Michele Segreto
regia Roberto Marinelli, Michele Segreto
Repliche
16/03/2018 – h20:30
17/03/2018 – h20:00
18/03/2018 – h16:30
Ispirato all’omonimo libro di Umberto Eco
in scena al Teatro Arena del Sole di Bologna la prima versione teatrale italiana de Il nome della rosa, il capolavoro di Umberto Eco, un omaggio al celebre scrittore firmato da Stefano Massini, tra gli autori teatrali più apprezzati in Italia e all’estero.
La regia del best seller – tradotto in 47 lingue, Premio Strega nel 1981, la cui versione cinematografica è stata firmata da Jean-Jacques Annaud nel 1986 con protagonista Sean Connery – è affidata a Leo Muscato, che dirige un gruppo di grandi interpreti.
La scena si apre sul finire del XIV secolo. Un vecchio frate benedettino, Adso da Melk, è intento a scrivere delle memorie in cui narra alcuni terribili avvenimenti di cui è stato testimone in gioventù. L’io narrante è sempre presente in scena, in stretta relazione con i fatti che lui stesso racconta, accaduti molti anni prima in un’abbazia dell’Italia settentrionale. Sotto i suoi occhi si materializza un se stesso giovane, poco più che adolescente, intento a seguire gli insegnamenti di un dotto frate francescano, nel passato anche inquisitore: Guglielmo da Baskerville. Siamo nel momento culminante della lotta tra Chiesa e Impero, che travaglia l’Europa da diversi secoli e Guglielmo da Baskerville è stato chiamato per compiere una missione, il cui fine ultimo sembra ignoto anche a lui. Su uno sfondo storico, politico e teologico, si sviluppa un racconto dal ritmo serrato in cui l’azione principale sembra essere la risoluzione di un giallo.
Come annota il regista Leo Muscato: «Dietro a un racconto avvincente e trascinante, il romanzo di Umberto Eco nasconde una storia dagli infiniti livelli di lettura; un incrocio di segni dove ognuno ne nasconde un altro. La struttura stessa del romanzo è di forte matrice teatrale. Vi è un prologo, una scansione temporale in sette giorni, e la suddivisione di ogni singola giornata in otto capitoli, che corrispondono alle ore liturgiche del convento (Mattutino, Laudi, Prima, Terza, Sesta, Nona, Vespri, Compieta). Ogni capitolo è introdotto da un sottotitolo utile a orientare il lettore (…); quindi la sua attenzione non è focalizzata da cosa accadrà, ma dal come. Questa modalità, a noi teatranti ricorda i cartelli di brechtiana memoria e lo straniamento che ha caratterizzato la sua drammaturgia».
Interpreti e ruoli:
Luca Lazzareschi (Guglielmo da Baskerville), Luigi Diberti (il vecchio Adso), Bob Marchese (Jorge da Burgos), Eugenio Allegri (Ubertino da Casale, francescano e Bernardo Gui, inquisitore), Giovanni Anzaldo (il giovane Adso), Giulio Baraldi (Severino da Sant’ Emmerano, l’erborista), Marco Gobetti (Malachia da Hildesheim, il bibliotecario e Alinardo da Grottaferrata, monaco centenario), Daniele Marmi (Bencio, copista), Mauro Parrinello (Berengario da Arundel, l’aiuto-bibliotecario), Alfonso Postiglione (Salvatore), Arianna Primavera (una ragazza), Franco Ravera (Remigio da Varagine, cellario), Marco Zannoni (abate).
Informazioni e prenotazioni:
Biglietteria Arena del Sole - Via Indipendenza 44, Bologna
tel. 051.2910910 dal martedì al sabato ore 11-14 e 16.30-19
Biglietteria telefonica: tel. 051.656.83.99 dal martedì al sabato ore 10-13
biglietteria@arenadelsole.it
www.arenadelsole.it | www.vivaticket.it
Repliche
Dal 13/03/2018 al 16/03/2018 – h21:00
17/03/2018 – h19:30
18/03/2018 – h16:00
di e con Cristiana Morganti
Danzatrice tra le più popolari del Tanztheater Wuppertal fondato da Pina Bausch, Cristiana Morganti ha intrapreso dal 2011 un percorso autonomo come solista e coreografa, per il quale ha ricevuto, nel 2011, il premio Positano Leonide Massine come Migliore Danzatrice Contemporanea dell’anno e nel 2014 il Premio Danza & Danza come Migliore Interprete/Coreografa.
A Fury Tale, di cui Morganti firma idea, regia e coreografia, è un racconto di sé che si dipana in modo comico e straziante al contempo. In esso il desiderio forsennato di mettersi in luce che contraddistingue la società odierna accompagna il sentimento della rabbia, nella sua doppia veste di potenza distruttrice o spinta vitale. Su una scena completamente bianca, quasi uno sfondo su cui far esplodere video, colori e luci stroboscopiche, le due danzatrici protagoniste agiscono, danzano, si scontrano e così si raccontano.
idea e regia Cristiana Morganti
coreografia Cristiana Morganti
in collaborazione con Breanna O’Mara, Anna Wehsarg, Anna Fingerhuth
interpreti Anna Wehsarg, Anna Fingerhuth
di e con Virgilio Sieni
Virgilio Sieni, uno dei protagonisti indiscussi della scena coreografica europea, arriva all’Arena del Sole di Bologna con il suo Cantico dei Cantici: un’ode all’amore e alla perfetta armonia dei corpi.
Lo spettacolo si ispira al libro noto come Cantico di Salomone, il più sublime tra i cantici della Bibbia, dove confluiscono, a partire dal IV secolo a.C., i poemi mesopotamici.
Tutto si articola attraverso otto momenti: idilli pastorali, frammenti sull’amore in forma di adiacenza, vicinanza e tattilità. Nel silenzio tagliente, vacuum lucreziano, prende corpo la scena, che si trasforma in un luogo idilliaco, una pianura di foglie d’oro realizzate dagli artigiani dell’Oltrarno, storico quartiere fiorentino, per accogliere l’azione di sei danzatori, accompagnati dalla musica originale dal vivo di Daniele Roccato al contrabbasso.
La proliferazione continua del gesto tende a creare uno spazio scheggiato dove la danza perduta di uomini e donne stravolge i corpi che insieme tendono a costruire la fisicità di un luogo primordiale e primitivo: piacere, dolcezza e tormento dei gesti. In un gioco di luci e ombre i danzatori creano un’unica figura, un insieme di corpi quasi come un pascolo odoroso.
Otto momenti che indagano, se è possibile, e se così si può dire, il vuoto sacrale che non nega niente e annuncia qualcosa con le sue membra.
coreografia, regia, scena Virgilio Sieni
interpreti Claudia Caldarano, Luna Cenere, Riccardo De Simone, Maurizio Giunti, Giulia Mureddu, Davide Valrosso
musiche originali eseguite dal vivo dall’autore Daniele Roccato (contrabbasso)
elemento scenico in foglie d’oro Giusto Manetti Battiloro S.p.A. - si ringrazia Niccolò Manetti
luci Mattia Bagnoli
costumi Elena Bianchini
produzione Festival Aperto, Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, Compagnia Virgilio Sieni
la compagnia è sostenuta da Mibact, Regione Toscana, Comune di Firenze
di e con Pippo Delbono
Artista caro ad ERT che accompagna il suo lavoro da anni, Delbono è capace come pochi altri di creare i suoi spettacoli derivando suggestioni da episodi di vita vissuta, siano essi autobiografici o suggeriti dalle cronache dei nostri giorni, così piene di contrasti.
«Ho scelto di intitolare il mio nuovo spettacolo La Gioia, una parola che mi fa paura, che mi evoca immagini di famiglie felici, di bambini felici, di paesaggi felici. Tutto morto, tutto falso. Mi ha colpito “La morte di Ivan Il’ič” di Tolstoj, in cui il protagonista, nei suoi ultimi giorni di vita, si riconcilia con tutta la sua esistenza, anche con i momenti più tristi e grigi.
E da qui mi era venuto in mente come possibile titolo La morte gioiosa. Ma poi un amico mi ha detto: “Ma chi viene a teatro a vedere uno spettacolo in cui c’è la parola morte? In questi tempi dove la gente va a teatro per rilassarsi anche con opere impegnate culturalmente, ma che li riconcilia.”
Quanta paura c’è a pronunciare la parola morte. Va bene se si tratta di una morte spettacolare, patetica, ma quanta paura c’è nell’accettare la parola morte con serena lucidità. Mi ricordo quando a Manila sono entrato in un luogo che si trovava totalmente dentro una discarica di immondizia, dove vivevano moltissime persone. C’era un odore insopportabile di fogna. Ovunque c’erano spazzatura, topi, uccelli, insetti. Mi ricordo di queste donne che lavavano i loro vestiti, si profumavano, si truccavano, e ridevano moltissimo tra di loro.
E poi mi ricordo tanti anni fa in India, a Varanasi, la città dove vanno a morire gli Indiani, mi ha avvicinato un folto gruppo di bambini che saltavano, ridevano come animali impazziti. I loro piedi erano grandi, deformi, gonfi come palloni. Ma i loro visi, i loro occhi, mi trasmettevano un senso di verità, di lucidità, di vitalità, di gioia.
Tante cose ho visto e vissuto in questi anni, spesso dimenticate, ma quegli occhi gioiosi nella discarica di Manila e sulla riva del Gange, li porterò con me per tutta la vita.
Penso a questo spettacolo La Gioia come ad un racconto semplice, essenziale.
Penso alla gioia come a qualcosa che c’entra con l’uscita dalla lotta, dal dolore, dal nero, dal buio.
Penso ai deserti, penso alle prigioni, penso alle persone che scappano da quelle prigioni, penso ai fiori».
Pippo Delbono
uno spettacolo di Pippo Delbono
produzione EMILIA ROMAGNA TEATRO FONDAZIONE
COMPAGNIA PIPPO DELBONO
Repliche
Dal 01/03/2018 al 02/03/2018 – h21:00
03/03/2018 – h19:30
04/03/2018 – h16:00
di Giovanni Testori, regia di Renzo Martinelli
Carnale, osceno, travolgente, anzi il più carnale, il più osceno, il più travolgente: è Erodiàs, uno dei monologhi tutti al femminile scritti da Giovanni Testori, a metà strada tra componimenti poetici e lamentazioni d’amore. L’amore non corrisposto per Giovanni Battista, che rende folle Erodiade (tanto da spingerla a ordinare la sua decapitazione per risentimento), si scioglie in un grammelot che fonde la sacralità della parola all’essenza popolaresca lombarda.
Federica Fracassi – in una straordinaria interpretazione con la quale ritorna a Teatri di Vita dopo i successi di Sinfonia per corpi soli e Eva (1912-1945) – riveste i panni della principessa ebraica “in vetrina”, componendo il “quadro” della follia con emozioni, dubbi, barbe posticce e teste mozzate. Erodiade fagocita il suo stesso amore divenendo copia del Battista: una vera e propria “maschera nella maschera”.
venerdì 20 ottobre 2017, ore 21:00
sabato 21 ottobre 2017, ore 20:00
domenica 22 ottobre 2017, ore 17:00
Domenica dopo lo spettacolo, incontro con gli artisti condotto da Giulio Iacoli
uno spettacolo di Andrea Adriatico, drammaturgia di Grazia Verasani
Francesco lo studente, Francesco il militante, Francesco la vittima, Francesco l’eroe, Francesco il nome su una lapide. L’11 marzo 1977 – esattamente quarant’anni fa – Francesco Lorusso, studente e militante di Lotta Continua, veniva ucciso a Bologna durante una manifestazione da un colpo d’arma da fuoco. Un colpo sparato da un carabiniere, che fu successivamente prosciolto. Fu l’apice tragico della stagione del Movimento del ’77 e l’inizio di una guerriglia che mise a ferro e fuoco Bologna.
A Francesco Lorusso, all’interrogazione sulla sua memoria è dedicato il nuovo spettacolo diretto da Andrea Adriatico.
C’è il bisogno di andare oltre le parole sulla lapide di via Mascarella, il bisogno di ricordare e comprendere dalla prospettiva odierna un evento traumatico per la città e per l’Italia, il bisogno di aprire un confronto con la stagione complessa e contradditoria del Movimento del ’77, il bisogno di raccontare la storia di un ragazzo che a 25 anni, con la sua morte, è diventato suo malgrado l’icona di un’epoca.
giovedì 12 ottobre 2017, ore 21:00
venerdì 13 ottobre 2017, ore 21:00
sabato 14 ottobre 2017, ore 20:00
domenica 15 ottobre 2017, ore 17:00
Domenica dopo lo spettacolo, incontro con gli artisti condotto da Silvia Napoli
regia di Marco Martinelli
Dopo il debutto - lo scorso 23 novembre 2017 al Teatro Storchi di Modena - arriva all’Arena del Sole Va pensiero, la nuova creazione corale ideata e diretta da Marco Martinelli ed Ermanna Montanari. Un affresco punteggiato da capitoli e cori che affonda nella storia recente e racconta il “pantano” e la corruzione dell’Italia di oggi, in relazione alla “speranza” risorgimentale inscritta nella musica di Giuseppe Verdi. Il testo di Martinelli si ispira a un fatto di cronaca: il vigile urbano di una piccola città dell’Emilia Romagna si fa licenziare pur di mantenere la propria integrità di fronte agli intrecci di mafia, politica e imprenditoria collusa, capace di avvelenare il tessuto sociale della regione che ha visto nascere il socialismo e le prime cooperative. Ideato e diretto da Marco Martinelli ed Ermanna Montanari, scene Edoardo Sanchi, luci Fabio Sajiz, costumi Giada Masi, musiche originali Marco Olivieri, Va pensiero vede, accanto agli attori delle Albe, altri attori “ospiti” e un coro guidato da Stefano Nanni che esegue dal vivo arie e corali dalle opere verdiane.
Dopo Pantani e Rumore di acque, Slot Machine e Vita agli arresti di Aung San Suu Kyi, un nuovo affondo drammaturgico di Marco Martinelli sulla patria amata e per questo raccontata anche nei suoi inferni: un grido disperato e ancora vibrante di speranza, perché si ritrovi il senso di parole come “democrazia”, “giustizia”. Lo spettacolo vede in scena l’ensemble del Teatro delle Albe insieme ad altri attori “ospiti”, con i quali si dà corpo a una drammaturgia originale, intrisa di accenti e sonorità: il calabrese e il napoletano si mescolano alle cadenze romagnole ed emiliane degli altri attori, formando una vera e propria “polifonia”.
La suggestione del titolo Va pensiero è arrivata subito a Martinelli e Montanari: «tante volte il titolo di uno spettacolo o di un'opera, arriva che si è assemblato il materiale, ma questa volta invece era chiarissimo. Era Verdi, era quella musica, era quella speranza. E così è partito da un dato affettivo, dalla possibilità di essere corrotti noi stessi, dalla nostra primaria corruzione».
ideazione e regia Marco Martinelli ed Ermanna Montanari
con Ermanna Montanari, Alessandro Argnani, Salvatore Caruso, Tonia Garante, Roberto Magnani,
Mirella Mastronardi, Ernesto Orrico, Gianni Parmiani, Laura Redaelli, Alessandro Renda,
con la partecipazione del Coro lirico “Alessandro Bonci” di Cesena
accompagnatore e maestro del coro Stefano Nanni
Produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione e Teatro delle Albe / Ravenna Teatro
durata 2 h e 45 minuti con intervallo
Repliche
Dal 22/02/2018 al 23/02/2018 – h21:00
24/02/2018 – h19:30
25/02/2018 – h16:00
Una storia profondamente innervata nel Mito: Cassandra, figlia del re Priamo, acuta sacerdotessa del tempio di Apollo. Di fronte al tragico destino di Troia è pronta ad affrontare con coraggio il suo: vittima, schiava, ma pur sempre donna.
Laura Angiulli dà vigore a ogni sfumatura del personaggio grazie alle voci di Alessandra D’Elia, Caterina Spadaro e Caterina Pontrandolfo, coniugando la recitazione al canto, retaggio del teatro classico greco. Dai versi solenni dell’Agamennone di Eschilo e delle Troiane di Euripide, nonché quelli crudi dell’Alessandra di Licòfrone giunge l’ispirazione della drammaturgia, scivolante verso la contemporaneità di Kassandra di Christa Wolf e dei contributi di Enzo Moscato.
Un mito senza tempo, specchio dell’intramontabile bisogno di affermazione, altalenante tra il passato e il presente, tra la memoria della fanciulla, “figura giovane e radiosa dentro una zona di luce” (C. Wolf), e la coscienza della donna, matura nell’etica e pronta al sacrificio.
Laura Angiulli è direttore artistico dal 1991 del Teatro Stabile d’Innovazione Galleria Toledo. Ha curato drammaturgia e regia di circa 40 spettacoli di repertorio, tra cui Io sposo l’ombra, Manuale di sopravvivenza, Temporale e Nema, lento adagio cantabile. È curatrice, inoltre, della sceneggiatura e regia di Tatuaggi, lungometraggio ispirato a Haute sourveillance di Jean Genet premiato alla Mostra del Cinema di Venezia con i premi “La scrittura e le immagini” e “L’altro sguardo”.
giovedì 28 settembre 2017, ore 21:00
venerdì 29 settembre 2017, ore 21:00
sabato 30 settembre 2017, ore 20:00
regia di Nanni Garella
Nanni Garella prosegue il suo lavoro con gli attori di Arte e Salute e lo fa con una scelta coraggiosa e peculiare come quella di confrontarsi con la Commedia dell’Arte. Li buffoni è una commedia stralunata, strampalata, scritta nel ‘600 da Margherita Costa – cantante, attrice, scrittrice e cortigiana romana. È un canovaccio di Commedia dell’Arte, recitato certamente all’improvviso dapprima, poi trascritto dall’autrice in una molteplicità di lingue – o meglio in vari accenti stranieri dati alla lingua italiana: una trama scarna, arricchita dai virtuosismi degli attori, che creano un panorama di personaggi “buffi, storti, nani, gobbi, scimuniti”, come li definisce la stessa Costa.
Arte e Salute trarrà da questo canovaccio una commedia “strana”, almeno quanto la nostra vita dei nostri giorni.
dal canovaccio di Margherita Costa
regia Nanni Garella
e gli attori di Arte e Salute
Dal 20/02/2018 al 23/02/2018 – h20:30
24/02/2018 – h20:00
25/02/2018 – h16:30
Dal 27/02/2018 al 02/03/2018 – h20:30
03/03/2018 – h20:00
04/03/2018 – h16:30
dall’omonimo film di Elio Petri
Alla sua uscita nelle sale cinematografiche nel 1971, La classe operaia va in paradiso di Elio Petri riuscì nella difficile impresa di mettere d’accordo gli opposti. Industriali, sindacalisti, studenti e giovani intellettuali gauchistes, nonché alcuni dei critici cinematografici più impegnati dell’epoca, fecero uno strano fronte comune per stroncare il film. Oggi ERT sceglie di tornare allo sguardo scandaloso ed eterodosso, a tratti straniante, del film di Petri per provare a riflettere sulla recente storia politica e culturale del nostro Paese.
dall’omonimo film di Elio Petri
sceneggiatura Elio Petri e Ugo Pirro
drammaturgia Paolo Di Paolo
regia Claudio Longhi
con Donatella Allegro, Nicola Bortolotti, Michele Dell’Utri, Simone Francia, Lino Guanciale, Diana Manea, Eugenio Papalia, Aglaia Pappas, Simone Tangolo, Filippo Zattini
Repliche
Dal 14/02/2018 al 16/02/2018 – h21:00
17/02/2018 – h19:30
18/02/2018 – h16:00
Storia di un museo dimenticato, di un gruppo di sopravvissuti, di poemi omerici che affiorano dal buio
Amorevole Compagnia Pneumatica presenta un nuovo lavoro realizzato in collaborazione con Società Dolce: Racconti dalla Furia e dal Ritorno prevede la compresenza in scena di attori professionisti e persone senza fissa dimora, aventi preso parte a un laboratorio condotto da Riccardo Paccosi presso i dormitori pubblici. Alcuni ospiti ed ex-ospiti del Centro di Accoglienza Giuseppe Beltrame raccontano frammenti di autobiografia che si concatenano a Canti e situazioni dei poemi omerici “Iliade” e “Odissea”.
autori Salvo Quinto, Riccardo Paccosi, con frammenti da “Iliade” e “Odissea” di Omero
regia Riccardo Paccosi
con Salvo Quinto, Francesca Fuiano, Riccardo Paccosi
e con gli ospiti ed ex-ospiti del Centro di Accoglienza Giuseppe Beltrame
Repliche
Dal 14/02/2018 al 16/02/2018 – h20:30
17/02/2018 – h20:00
18/02/2018 – h16:30
di e con Laura Pompetti
“Poltergeist” è una parola tedesca che possiamo tradurre come spirito chiassoso, che si manifesta emettendo forti rumori in modo violento. Agisce o in un determinato ambiente di appartenenza, a cui lo spirito era legato in vita, o si verifica in presenza di una data persona.
«Ispirata da questo fenomeno – afferma Laura Pompetti – ho ideato un possibile racconto che l’inconscio umano fa della paura e dello stato di allerta che ne consegue».
Protagonista di questa scrittura, composta come un collage di eventi e ricordi, è una donna in stato di allerta costretta a fare i conti con le proprie paure e con quelle imposte dall’esterno. In una sorta di allenamento sempre in bilico fra lo stato vigile e quello ipnotico.
di e con Laura Pompetti
supervisione registica Marta Sappa
Repliche
09/02/2018 – h20:30
10/02/2018 – h20:00
11/02/2018 – h16:30