Museo Civico Archeologico

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Corredo funerario di età romana in fossa semplice

L’incinerazione è il rituale prevalente nella regione emiliano-romagnola a partire dalla seconda metà del I sec. a.C., in uso fino al pieno II sec. d.C., quando a poco a poco si riafferma l’inumazione. Il cerimoniale connesso al rito dell’incinerazione era molto vario, a seconda della tipologia sepolcrale: a cremazione diretta o indiretta. Nel primo caso il luogo di combustione del defunto coincideva con quello della sua sepoltura. Nel secondo, il cadavere veniva bruciato in un apposito spazio, poi le ossa venivano raccolte e deposte in un pozzetto scavato nel terreno o un un’urna cineraria.

Informazioni aggiuntive

Il più vasto sepolcreto bolognese finora esplorato, esteso lungo l’attuale via A. Costa, presentava in prevalenza incinerazioni indirette in fossa rettangolare semplice o con cassetta di mattoni. I corredi, come questo della tomba XII Arnoaldi, erano generalmente molto poveri e costituiti da oggetti standardizzati. Le 4 ollette, forse usate anche per la libagione funebre, erano disposte agli angoli della fossa, che conteneva le ossa e i resti del rogo, insieme alla lucerna, destinata a rischiarare il viaggio nell’Oltretomba, e alla moneta, che serviva come “obolo di Caronte”.


 


Soltanto una parte delle tombe conteneva il corredo di accompagnamento del defunto, costituito di solito da oggetti standardizzati. Una pratica rituale tipica del territorio bolognese, che si riscontra anche in questa tomba, era la deposizione ai quattro angoli interni della fossa di altrettante ollette a pareti sottili, tra loro uguali, simili a quelle forse

impiegate per le libagioni funebri. Gli oggetti più ricorrenti nelle tombe erano le lucerne, destinate a rischiarare il viaggio del defunto verso l’aldilà, le monete, usate come

“obolo di Caronte” e i balsamari, per le sostanze profumate, talvolta deposti singolarmente, talvolta in associazione. Questa sepoltura in particolare conteneva, oltre alle già

citate ollette, una lucerna a canale aperto con il bollo «CRESCES» sul fondo e una moneta di bronzo ora illeggibile.

 

Provenienza: Bologna, necropoli Arnoaldi, tomba XII/1884
Datazione: II secolo d.C.

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