Museo Civico Archeologico
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A partire dalla fine del VII secolo a.C., si afferma ad Atene la produzione di vasi decorati a figure nere, a imitazione della contemporanea produzione corinzia. Ben presto però i vasai attici abbandonano i motivi ornamentali geometrici e vegetali per dedicare maggior spazio alle rappresentazioni della figura umana e a temi di ispirazione mitologica; in un breve volgere di tempo questi vasi si impongono non solo sul mercato greco, ma anche lungo le principali rotte marittime del Mediterraneo fino all’Etruria e raggiungendo ad est le rive del Mar Nero.
L'anfora è un bell'esemplare della tipica produzione di Nikosthénes, un vasaio attico attivo tra il terzo venticinquennio e la fine del VI sec. a. C., che avvia una produzione speciale di vasi dalla peculiare sagoma ad imitazione dei recipienti in metallo. Nikosthénes fu ceramista e pittore al tempo stesso e le sue produzioni trovarono grande favore in Etruria, dove sono stati trovati la maggior parte degli esemplari a lui attribuiti.
L'attribuzione dell'anfora a Nikosthénes è certa, grazie alla presenza di un'iscrizione in caratteri greci, visibile all'altezza della prima fascia: "Nikosthénes (mi) fece".
L’anfora è un bell’esemplare della tipica produzione di Nikosthénes, un vasaio attico attivo tra il terzo venticinquennio e la fine del VI sec. a. C., che avvia una produzione speciale di vasi dalla peculiare sagoma ad imitazione dei recipienti in metallo. Nikosthénes fu ceramista e pittore al tempo stesso e le sue produzioni trovarono grande favore in Etruria, da dove proviene la maggior parte degli esemplari a lui attribuiti.
La decorazione dell’anfora è suddivisa in fasce che recano per lo più motivi geometrici e vegetali, palmette e fiori di loto; da notare, nella prima fascia, il fregio di animali feroci con preziosi ritocchi in paonazzo e bianco e sulle anse le due figure di Menadi danzanti.
L’attribuzione dell’anfora a Nikosthénes è certa, grazie alla presenza di un’iscrizione in caratteri greci, visibile all'altezza della prima fascia: “Nikosthénes (mi) fece”.