250° anniversario del Teatro Comunale

Il trionfo di Clelia, commissionato dalla città di Bologna a Christoph Willibald Gluck, inaugurò il “Teatro Comunale” il 14 maggio 1763. L’attuale Teatro Comunale di Bologna, progettato dal celebre architetto Antonio Galli da Bibiena, iniziò allora il suo luminoso percorso nel firmamento della storia della grande musica. Questo Teatro appartiene dunque da duecentocinquant’anni alla città di Bologna. È parte integrante del suo tessuto connettivo culturale, ne riverbera i ritmi, sottolinea il respiro dei suoi giorni, ne caratterizza il “timbro”.

Questo Teatro è molto più di un luogo di spettacolo; è uno spazio che identifica una collettività, la rende fiera di appartenere a una grande comunità culturale, caratterizza il senso di appartenenza di ognuno di noi alla sua città, anche perché Bologna è la città del Teatro Comunale. È un Teatro che ci rende liberi, consapevoli, coscienti del patrimonio culturale che dobbiamo difendere in quanto esso è il segno della nostra identità e delle nuove sfide lanciate dalla creazione artistica nel futuro. Un palcoscenico che fin dalle origini ha fatto dell’apertura verso l’innovazione, la ricerca e la sperimentazione la propria bandiera.

È stato il primo teatro italiano a riconoscere e a celebrare il genio di Wagner, a costituire un riferimento imprescindibile per l’affermazione di una tradizione sinfonica italiana, a portare avanti orgogliosamente le nuove istanze dei linguaggi emergenti (qui György Ligeti ha presentato per la prima volta in Italia il suo capolavoro Le Grand Macabre e Bruno Maderna vi presentò una storica edizione del suo Hyperion su testi di Hölderlin). È stato, quindi, da sempre un teatro autenticamente europeo, profondamente radicato in una città d’arte e di cultura, che ha posto l’appartenenza alla comunità internazionale come uno dei suoi scopi imprescindibili (si veda il riconoscimento UNESCO “Città Creativa della Musica”).

Appartenenza, cittadinanza, identità: sono termini che sembrano lontani da un palcoscenico in cui si rappresenta il teatro musicale e dove risuonano i grandi capolavori sinfonici e cameristici di ogni tempo. Eppure mai come oggi, questi termini appartengono a un rinnovato modo di considerare l’esistenza di un Teatro d’Opera. Un’Istituzione che si rinnova e si rivela quale bene prezioso per tutta la collettività, centro propulsore di energia creativa, luogo di incontro dei linguaggi estetici del nostro tempo e dei mestieri dello spettacolo, centro di divulgazione e di irradiazione del grande patrimonio musicale in tutto il territorio.

Un teatro aperto a tutte le componenti sociali e a tutte le forme di rappresentazione della musica. Uno spazio dove ritrovare il senso del proprio cammino nella confusa traiettoria dell’esistenza, in un mondo che tende a smarrire il senso delle proprie radici culturali e della necessità di riappropriarsi di un ruolo attivo nell’ascolto, ruolo che il bombardamento acustico a cui siamo sottoposti nella società di oggi nega in termini alienanti.

Il Teatro Comunale di Bologna, nella prestigiosa ricorrenza dei suoi duecentocinquant’anni, dimostra di essere pronto, grazie anche al valore dei propri complessi artistici e tecnici, ad affrontare le nuove sfide culturali che si aprono all’orizzonte del ventunesimo secolo e del tempo che verrà.

 

Francesco Ernani

Sovrintendente del Teatro Comunale di Bologna