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Concerti, spettacoli, cinema, mostre, teatro, laboratori per bambini, visite guidate: una panoramica completa degli eventi culturali organizzati a Bologna.
Aggiornato: 22 min 37 sec fa

Brick and Mirror

Mar, 09/11/2018 - 18:04

(Khesht o Ayeneh, Iran/1964) di Ebrahim Golestan (130')

"Primo vero capolavoro moderno del cinema iraniano, esplora i temi della paura e della responsabilità all'indomani del colpo di stato. Primo film di finzione di Golestan, il cui titolo allude a una poesia di Farid al-Din Attar ("Ciò che i vecchi vedono in un mattone/ i giovani vedono in uno specchio"), mescola sogno e realtà reagendo al nuovo clima sociale, al fallimento degli intellettuali e all'onnipresente corruzione. Il 5 giugno 1963 scoppiò una protesta contro l'arresto dell'Ayatollah Khomeini che acuì l'atmosfera di tensione e paura descritta nel film. Jonathan Rosenbaum ha definito lo spirito del film ‘un misto di Dostoevskij ed espressionismo'. La forma del soliloquio riflette sia l'ammirazione di Golestan per Orson Welles, sia la tradizione orale e il frequente uso della metafora nella cultura persiana". (Ehsan Khoshbakht)
Restaurato da Écran Noir production (Mitra Farahani) ed Ebrahim Golestan in collaborazione con Cineteca di Bologna

L'isola dei cani

Mar, 09/11/2018 - 18:04

(Isle of Dogs, USA/2018) di Wes Anderson (101')

Orso d'argento per la miglior regia all'ultima Berlinale, è il ritorno di Wes Anderson all'animazione in stop motion dopo Fantastic Mr. Fox. Il regno animale è ancora protagonista ma sullo sfondo di uno scenario urbano futuristico. Siamo nel Giappone del 2037 dove, a causa di una contagiosa influenza canina, il governo ha esiliato tutti i cani di Megasaki City in una vasta discarica chiamata Trash Island. Il dodicenne Atari (proprio come i ragazzini di Moonrise Kingdom) parte all'avventura per ritrovare il suo amato Spots. Atterrato sull'isola, con l'aiuto di un branco di nuovi amici, inizia un viaggio epico che deciderà il futuro dell'intera città.

See You in Texas

Mar, 09/11/2018 - 18:04

(Italia/2016) di Vito Palmieri (80'). Al termine incontro con Vito Palmieri

Silvia e Andrea hanno vent'anni e gestiscono insieme una fattoria in provincia di Trento: un'esistenza tranquilla e sempre uguale, vissuta barcamenandosi tra le serate con gli amici e gli impegni quotidiani della loro piccola impresa. La passione di Silvia è il reining, disciplina equestre a cui si dedica duramente. L'occasione di andare ad allenarsi sei mesi in un ranch americano metterà in crisi i giovani innamorati. Partire o restare? Per il suo primo lungometraggio, Vito Palmieri sceglie la storia semplice di una coppia comune, raccontandone con delicatezza dubbi, compromessi e tensioni.

Al termine incontro con Vito Palmieri

No Direction's Home. Bob Dylan

Mar, 09/11/2018 - 18:04

(USA-Giappone-GB/2005) di Martin Scorsese (208')

Non poteva che compiersi questo incontro tra la voce più dissonante dell'America in metamorfosi e il suo regista mitografo, che ne ha raccontato nascita, morte ed estasi. Dylan è il cantore di una generazione che si è complicata la vita, non accettando mai di rimanere uguale. Scorsese ne percepisce l'inquieta ricerca culturale e la fa entrare nel suo cinema acceso. Dedicato al periodo 1961-63, ma universale. (Roy Menarini)


precede
BAD
(USA/1986) di Martin Scorsese (18')

Versione integrale del videoclip del brano di Michael Jackson. Nel prologo in bianco e nero Jackson è un giovane che, uscito da una scuola prestigiosa, fa ritorno nel povero quartiere newyorkese in cui vive la famiglia. Agli amici, capeggiati da Wesley Snipes, che lo accusano di non essere un ‘duro' risponde con la celebre coreografia (a colori) ambientata in una stazione della metropolitana.

Sulla mia pelle

Mar, 09/11/2018 - 18:04

(Italia/2018) di Alessio Cremonini (100')

Non era facile portare sullo schermo la tragica vicenda di Stefano Cucchi mentre la verità giudiziaria deve ancora essere stabilita. Ci riesce, e lo conferma l'accoglienza veneziana, il regista Alessio Cremonini, che ripercorre con precisione e senza retorica i sette giorni d'agonia del giovane romano deceduto nel 2009 durante la custodia cautelare (uno dei 176 morti nelle carceri italiane di quell'anno, come ci ricorda il film). Una ricostruzione implacabile che lascia emergere, senza enfasi drammatica, l'insostenibile sequela di errori, negligenze e colpe dei rappresentati dello Stato. Merito anche di Alessandro Borghi, che esprime il dolore e la solitudine di Cucchi attraverso un corpo che lentamente si consuma.

Il posto

Mar, 09/11/2018 - 18:04

(Italia/1961) di Ermanno Olmi (98')

Il posto esce nel bel mezzo del miracolo economico italiano (che, stando a una datazione storiograficamente consolidata, copre gli anni dal 1958 al 1963). Olmi osserva il progresso industriale da una prospettiva eccentrica, che ci permette di coglierne gli aspetti meno evidenti ma, forse anche per questo, più decisivi: è lo sguardo spaesato, stretto tra la speranza e l'amarezza, di un ragazzo che lascia la provincia nebbiosa e cerca un nuovo ruolo nella metropoli e nell'industria milanesi. Lo specchio, a prima vista piccolo, dell'Italia che cambia non solo nel paesaggio ma, soprattutto, nelle coscienze. Un ‘tocco' d'autore degno del miglior cinema europeo dell'epoca. Restaurato da Cineteca di Bologna e Titanus

La classe

Mar, 09/11/2018 - 15:54

Teatro Duse - Stagione 2018/19

I giorni di oggi. Una cittadina europea in forte crisi economica. Disagio, criminalità e conflitti sociali sono il quotidiano di un decadimento generalizzato che sembra inarrestabile. A peggiorare la situazione, appena fuori dalla città, c’è lo “Zoo”, uno dei campi profughi più vasti del continente che ha ulteriormente deteriorato un tessuto sociale sull’orlo del collasso ma, paradossalmente, ha anche portato lavoro, non ultima la costruzione di un muro intorno al campo per evitare la fuga dei rifugiati. Alla periferia della cittadina, in uno dei quartiere più popolari, a pochi chilometri dallo “Zoo”, c’è una scuola superiore, un Istituto Comprensivo specializzato in corsi professionali che avviano al lavoro. La scuola, le strutture, gli studenti e il corpo docente, sono specchio esemplare della depressione economica e sociale della cittadina.

Albert, straniero di terza generazione intorno ai 35 anni, laureato in Storia, viene assunto all’Istituto Comprensivo nel ruolo di Professore Potenziato: il suo compito è tenere per quattro settimane un corso di recupero pomeridiano per sei studenti sospesi per motivi disciplinari. Dopo anni in “lista d’attesa”, Albert è alla prima esperienza lavorativa ufficiale. Il Preside dell’Istituto gli dà subito le coordinate sul tipo di attività che dovrà svolgere: il corso non ha nessuna rilevanza didattica, serve solo a far recuperare crediti agli studenti che, nell’interesse della scuola, devono adempiere all’obbligo scolastico e diplomarsi il prima possibile.

Tuttavia, intravedendo nella loro rabbia una possibilità di comunicazione, Albert, riesce a far breccia nel loro disagio e conquista la fiducia della maggior parte della classe. Abbandona la didattica suggerita e propone agli studenti di partecipare ad un concorso, un “bando europeo” per le scuole superiori che ha per tema “I giovani e gli adolescenti vittime dell’Olocausto”.

Gli studenti, inizialmente deridono la proposta di Albert, ma si lasciano convincere quando questi gli mostra un documento che gira da qualche tempo nello “Zoo”: foto e carte di un rifugiato che prima della fuga dal paese d’origine aveva il compito di catalogare morti e perseguitati dal regime per il quale lavorava. Il regime, grazie all’appoggio di alcune nazioni estere, nell’indifferenza pressoché totale delle comunità internazionali, è impegnato in una sanguinosa guerra civile che sta decimando intere città a pochi chilometri dal confine europeo. È il conflitto da cui la maggior parte dei rifugiati dello “Zoo” scappano… È quello l’Olocausto di cui gli studenti si dovranno occupare. La cittadina viene però scossa da atti di violenza e disordine sociale, causati dalla presenza dello “Zoo”. Le reazioni dei ragazzi sono diverse e a tratti imprevedibili. Per Albert è sempre più difficile tenere la situazione sotto controllo…

Il progetto “La Classe” vede la sinergia di soggetti operanti nei settori della ricerca (Tecné), della formazione (Phidia), della psichiatria sociale (SIRP) e della produzione di spettacoli dal vivo.
Il progetto prende avvio da una ricerca condotta da Tecné, basata su circa 2.000 interviste a giovani tra i 16 e i 19 anni, sulla loro relazione con gli altri, intesi come diversi, altro da sé, e sul loro rapporto con il tempo, inteso come capacità di legare il presente con un passato anche remoto e con un futuro non prossimo.
Gli argomenti trattati nel corso delle interviste hanno rappresentato un importante contributo alla scrittura drammaturgica del testo La Classe di Vincenzo Manna.

Un innovativo esperimento di data storytelling che prevede inoltre, in collaborazione con Phidia e Sirp Lazio, la realizzazione di una serie di incontri-lezioni sul tema dell’accoglienza con gli studenti di alcuni Istituti scolastici del territorio laziale.

Il progetto e lo spettacolo sono sostenuti da Amnesty International

Società per Attori in co-produzione con Accademia Perduta Romagna Teatri e Goldenart Production

Claudio Casadio, Andrea Paolotti, Brenno Placido

e con Edoardo Frullini, Valentina Carli, Haroun Fall Cecilia D'Amico, Giulia Paoletti

scene Alessandro Chiti
costumi Laura Fantuzzo
musiche Paolo Coletta

Pensaci, Giacomino

Mar, 09/11/2018 - 15:40

Teatro Duse - Stagione 2018/19

Pensaci, Giacomino nasce in veste di novella del 1915 per poi avere la sua prima edizione teatrale, in lingua, nel 1917. Tutti i ragionamenti, i luoghi comuni, gli assiomi pirandelliani sono presenti in questa opera. Un testo di condanna, condanna di una società becera e ciarliera, dove il gioco della calunnia, del dissacro e del bigottismo è sempre pronto ad esibirsi.

La storia racconta di una fanciulla che rimasta incinta del suo giovane fidanzato non sa come poter portare avanti questa gravidanza, il professore Toti pensa di poterla aiutare chiedendola in moglie e potendola poi così autorizzare a vivere della sua pensione il giorno che lui non ci sarà più. Naturalmente la società civile si rivolterà contro questa decisione anche a discapito della piccola creatura che nel frattempo è venuta al mondo.

Finale pirandelliano pieno di amara speranza, dove il giovane Giacomino prenderà coscienza del suo essere, del suo essere uomo, del suo essere padre e andrà via da quella casa che lo tiene prigioniero, per vivere la sua vita con il figlio e con la giovane madre. Da qui si desume quanto tutto questo possa svolgere il pensiero pirandelliano nei confronti di una società che allora era misogina opportunista e becera. “Pensaci, Giacomino” racconta di uno Stato patrigno nei confronti dei propri cittadini soprattutto nei confronti della casta degli insegnanti, sottopagati e bistrattati. Grande bella qualità del premio Nobel di Agrigento nel prevedere il futuro e come raccontava Giovan Battista Vico corsi e ricorsi storici, cioè nulla cambia nulla si trasforma: ancora oggi si veste dei soliti cenci, unti e bisunti. Una società quindi letta con la mostruosità di giganti opprimenti presenti determinanti dequalificanti.

Compagnia Enfi Teatro in co-produzione con Teatro Stabile di Catania

Leo Gullotta

di Luigi Pirandello

lettura drammaturgica e regia Fabio Grossi
con Liborio Natoli, Rita Abela, Federica Bern, Valentina Gristina, Gaia Lo Vecchio, Francesco Maccarinelli, Valerio Santi
e con Sergio Mascherpa
scene e costumi Angela Gallaro Goracci
musiche Germano Mazzocchetti
luci Umile Vainieri
regista assistente Mimmo Verdesca

Otello

Mar, 09/11/2018 - 15:27

Teatro Duse - Stagione 2018/19

Nell’immaginario comune la figura di Otello è indissolubilmente legata alla gelosia, all’apogeo di questo sentimento, a quel tipo di gelosia che può terminare esclusivamente nella tragedia.

Una delle produzioni di maggior successo del Balletto di Roma a firma di uno dei migliori autori italiani di danza contemporanea torna in scena nella versione originale della compagnia romana. Dopo la fortunata ripresa per il Corpo di Ballo del Teatro di Corte San Carlo di Napoli (febbraio 2015), Fabrizio Monteverde riallestisce per la compagnia del Balletto di Roma l’Otello su musiche di Antonin Dvořák. In questa versione, il coreografo rivisita il testo shakespeariano lavorando sugli snodi psicologici che determinano la dinamica dell’ambiguo e complesso intreccio tra i protagonisti Otello, Desdemona e Cassio. In questo triangolo (mai equilatero) di rapporti, i tre vertici risultano costantemente intercambiabili, grazie sì agli intrighi di Iago, ma ancor più alle varie maschere del “non detto” con cui la Ragione combatte – spesso a sua stessa insaputa, ancor più spesso con consapevoli menzogne – il Sentimento.

L’ambientazione costante in un moderno porto di mare (un dichiarato omaggio agli sgargianti fotogrammi fassbinderiani di Querelle de Brest) chiarisce e amplia l’intuizione di base: se Otello è – come è sempre stato – un “diverso”, un outsider, non tanto per il colore della pelle quanto per il suo essere “straniero”, abituato ad “altre regole del gioco”, è anche vero che la banchina di un porto è una sorta di “zona franca”, un limbo in cui si arriva o si attende di partire, un coacervo di diversità in cui tutte le pulsioni vengono pacificamente accettate come naturali e necessarie proprio per il semplice fatto che lì, nel continuo brulicare del ricambio umano, lo straniero, il diverso o il barbaro smettono di esistere. La stessa forte presenza del mare (che non viene relegato, come nel testo di William Shakespeare, ad un suggestivo sfondo per una Venezia o una Cipro genericamente esotiche e di parata) suggerisce i segreti, gli ininterrotti moti delle passioni con la loro tempestosa ingovernabilità, gli slittamenti progressivi e inevitabili nei territori proibiti del Piacere, della Gelosia e del Delitto.

Precoce dramma romantico (e di ciò ne danno testimonianza l’entusiastico giudizio di Victor Hugo e il melodramma di Giuseppe Verdi), l’Otello ben si presta alla lettura provocatoria ed eccessiva elaborata da Monteverde, in cui anche certe forzature enfatiche di Dvořák trovano una loro pertinente e salutare collocazione fungendo spesso da sottile contrappunto ironico (verrebbe da dire brechtiano) all’azione dei personaggi.

Compagnia Balletto di Roma

di William Shakespeare

coreografia Fabrizio Monteverde
musiche Antonin Dvorak
scene Fabrizio Monteverde
Otello Vincenzo Carpino
Desdemona Roberta De Simone
Assistente alle coreografie Anna Manes
Costumi Santi Rinciari
Light Designer Emanuele De Maria
Costumi realizzati da Sartoria Tailor’s & Co. di Spatafora Angela Liana

È questa la vita che sognavo da bambino?

Mar, 09/11/2018 - 14:52

Teatro Duse - Stagione 2018/19

In È questa la vita che sognavo da bambino? Luca Argentero racconta le storie di grandi personaggi dalle vite straordinarie, che hanno inciso profondamente nella società, nella storia e nella loro disciplina. Raccontati sia dal punto di vista umano che sociale, con una particolare attenzione al racconto dei tempi in cui hanno vissuto.
Luisin Malabrocca, Walter Bonatti e Alberto Tomba, tre sportivi italiani che hanno fatto sognare, tifare, ridere e commuovere varie generazioni di italiani.

Luisin Malabrocca, “l’inventore” della Maglia Nera, il ciclista che nel primo Giro d’Italia dopo la guerra si accorse per caso che arrivare ultimo, in una Italia devastata come quella del ’46, faceva simpatia alla gente: riceveva salami, formaggi e olio come regali di solidarietà.
Automaticamente attirò anche l’attenzione di alcuni sponsor, fino a farlo guadagnare di più l’arrivare ultimo che tentare la vittoria. In poco tempo è arrivata anche la popolarità.
In lui le persone hanno riconosciuto l’anti-eroe che è nel cuore di ogni italiano. Ma insieme alla popolarità, sono arrivati nuovi sfidanti, in una incredibile corsa a chi arriva ultimo.

Walter Bonatti, l’alpinista che dopo aver superato incredibili sfide con la roccia, il clima e la montagna, arrivato a oltre ottomila metri d’altezza, quasi sulla cima di una delle montagne più difficili da scalare del mondo, il K2, scoprì a sue spese che la minaccia più grande per l’uomo, è l’uomo stesso.
Eppure, la grande delusione del K2 lo ha spinto ancora più in là, a mettersi alla prova in nuove sfide in solitaria, nuove scalate impossibili e infine a viaggiare in tutto il mondo. Tutto ciò per trovare la cosa più importante della vita: sé stesso.

Alberto Tomba, il campione olimpico che ha fermato il Festival di San Remo con le sue vittorie. L’insolito sciatore bolognese che con la sua leggerezza nella vita e aggressività sulla pista è arrivato a essere conosciuto in tutto il mondo come “Tomba la bomba”. Uno dei più grandi campioni della storia dello sci, ha radunato intorno alle sue gare tutta la nazione, incarnando la rinascita italiana, forse illusoria ma sicuramente spensierata, degli anni’80.

Luca Argentero racconta tre storie completamente diverse l’una dall’altra, tre personaggi accomunati da una sola caratteristica, essere diventati, ognuno a modo proprio, degli eroi.

Stefano Francioni Produzioni

Luca Argentero

di Gianni Corsi
regia Edoardo Leo

Lampedusa

Mar, 09/11/2018 - 14:43

Teatro Duse - Stagione 2018/19

Il flusso migratorio che percepiamo come sempre più inarrestabile sarà il vero problema delle politiche comunitarie del prossimo decennio. La nostra Europa, che avevamo immaginato senza confini, rivendica adesso la geografia dei perimetri nazionali; il metissage multietnico proposto dalla mescolanza delle culture viene allontanato in nome del rispetto della propria etnia e delle proprie tradizioni, il populismo avanza dileggiando soluzioni semplici a problemi altamente complessi. E i muri che pensavamo di avere abbandonato alla memoria della storia tornano ad erigersi con prepotenza.

Su tutto, domina la paura dell’altro e lo spettro degli attentati nel cuore delle nostre città.

In Lampedusa Anders Lustgarten rivolge la sua attenzione alle migrazioni di massa, mettendo a confronto con coraggio la vita di Stefano (Fabio Troiano), un pescatore siciliano che ora si guadagna da vivere recuperando i corpi dei profughi annegati in mare, con quella di Denise (Donatella Finocchiaro), una studentessa marocchina italiana, immigrata di seconda generazione che si mantiene agli studi lavorando come esattore per una società di prestiti.
La povertà e la disperazione non sono solo lo scenario del racconto: sono causa generatrice del contrasto sociale, del male dei protagonisti. Argomento di fuga per entrambi ed insieme condizione per il miglioramento del proprio status, attraverso lo sciacallaggio della disperazione altrui.

Lampedusa di Lustgarten è sorprendentemente un racconto sulla sopravvivenza della speranza. Dietro il disastro sistematico della politica e delle nazioni, ci sono ancora e fortunatamente le persone, la gentilezza individuale, la sorpresa dei singoli.

A.ArtistiAssociati in collaborazione con BAM Teatro e Mittelfest 2017

Donatella Finocchiaro e Fabio Troiano

di Anders Lustgarten
traduzione Elena Battista
scene e costumi Alvisi+Kirimoto
luci Stefano Valentini
musiche originali Aleph Viola
adattamento e regia Gianpiero Borgia

Fantateatro | Robin Hood

Mar, 09/11/2018 - 14:30

Il musical | Teatro Duse - Stagione 2018/19

Nell’Inghilterra medioevale, il nobile Robin di Locksley, rimasto fedele a Re Riccardo Cuor di Leone, si oppone al nuovo sovrano di Inghilterra, suo fratello il principe Giovanni. Costretto alla fuga, Robin si nasconde nei boschi e inizia a farsi chiamare “Robin Hood”: altri ribelli come Little John si uniscono a lui e iniziano a svaligiare le casse del regno per ripartirle fra la povera gente.
Arciere formidabile, Robin decide di partecipare a un torneo indetto dal principe Giovanni per farsi notare dalla sua amata Lady Marian, quando viene scoperto dallo sceriffo di Nottingham.

Uno spettacolo epico e comico al tempo stesso, in cui il carattere dell’eroe protagonista è in grado di farci riflettere sui valori per cui vale la pena lottare: la generosità e la giustizia.
La messa in scena è arricchita da splendidi fondali videoproiettati, scenografie mobili, strepitose coreografie di Simona Pulvirenti e accattivanti musiche originali cantate dal vivo dagli attori, scritte per l’occasione da due grandi musicisti di fama nazionale e internazionale: Piero Monterisi e Maurizio Mariani.

Fantateatro, rappresentando con i suoi storici attori una delle più celebri storie per ragazzi, vuole trasmettere al pubblico l’importanza della solidarietà in occasione dell’importante appuntamento La befana dei risvegli dell’Associazione Gli amici di Luca.

Gli oltre cento costumi di Angela Zanfino e le videoproiezioni di grande impatto di Federico Zuntini contribuiscono a creare una magica atmosfera e a catapultare grandi e piccini nel magico regno della fantasia.

Compagnia Fantateatro con Associazione Gli Amici di Luca

Umberto Fiorelli, Tommaso Fortunato, Marco Mandrioli, Valeria Nasci, MonaLisa Verhoven, Fabio Govoni, Simona Pulvirenti, Giacomo Cordini, Chiara Piazzi, Odoardo Maggioni, Marco Piazzi

regia Sandra Bertuzzi
costumi Atelier Fantateatro
scenografie e video proiezione Federico Zuntini

Lo schiaccianoci

Mar, 09/11/2018 - 13:33

Teatro Duse - Stagione 2018/19

I Atto | È la vigilia di Natale. Il misterioso Drosselmeier, giocattolaio e orologioaio del paese discendente di una antichissima famiglia di alchimisti, prepara i suoi doni; è sato invitato da una ricca vedova e dalla giovane figlia Clara per trascorrere la festa di Natale. Gli altri invitati si recano al palazzo non sapendo che avranno tante sorprese. Durante la festa Drosselmeier mostra il suo fantastico dono: una bambola meccanica così perfetta da sembrare umana. Poi inizia a fare con gli ospiti dei giochi di ipnosi e numeri di magia; Clara resta molto turbata dalla presenza di Drosselmeier. Tutti gli invitati sotto l’influenza ipnotica di Drosselmeier cominciano a giocare, come dei bambini. Il giocattolaio alchimista regala a Clara una misteriosa bambola-Schiaccianoci a forma di soldato chiedendo alla ragazzina di averne molta cura e di non farsi influenzare dalla sua bruttezza. Le altre signore della festa invidiose del dono se ne impossessano e cominciano a lanciarlo fino a romperlo; Drosselmeier lo ripara e lo restituisce a Clara; La ragazzina ha una visione e immagina che lo schiaccianoci diventi un soldato vero. La festa finisce, gli invitati vanno via e Clara rimane sola, ma, a mezzanotte, strane ombre si aggirano nella stanza e un terribile incubo assale Clara che si trova a combattere con fantasmi e un branco di Topi che la molestano. Lo Schiaccianoci con la magia del giocattolaio prende le forme di un bellissimo soldato. Nevica e Clara vede tra i fiocchi di neve una bella regina, con il suo nuovo compagno intraprende un viaggio nel suo sogno fantastico.

II Atto | Il viaggio di Clara è guidato dagli angeli che la portano con Drosselmeier in luoghi fantastici. Il soldato racconta a Clara la sua avventura e come per un maleficio è stato tramutato in Schiaccianoci. Le narra poi del suo viaggio per il mondo e appaiono i protagonisti di tutti gli incontri che ha fatto nei paesi che ha visitato nella sua missione di ricerca: la Spagna, poi l’Arabia dove ha conosciuto un giovane sceicco e il suo harem, la Cina, la Russia; nel tragitto ha incontrato una pastorella con la sua pecora, ha viaggiato assieme al circo, ed è poi giunto nella terra dei Fiori dove l’Ape regina danza con i grilli. Clara ha conosciuto l’amore e le sembra di vivere una favola dove lei è la principessa e lo Schiaccianoci il suo giovane principe: bello, intrepido e coraggioso. Ma poi il sogno svanisce… Il risveglio la ritrova nel giardino della casa paterna; le prime luci dell’alba riscaldano l’aria, Clara vede la bambola Schiaccianoci vicino a lei e comprende che era stato solo un sogno…ma in lei qualcosa è cambiato.

Moscow Classical Russian Ballet

Classical Russian Ballet è stato fondato a Mosca nel 2004 da Hassan Usmanov, Direttore artistico della Compagnia e principale ballerino. Riconosciuta in tutto il mondo come una delle Compagnie di balletto russo di maggior prestigio. Il corpo di ballo è composto da ballerini provenienti dalle maggiori Compagnie russe, diplomati all’Accademia di danza del Bolshoi, all’Accademia di Vaganova e in altre rinomate scuole di danza della Russia. La Compagnia si è esibita con successo in Russia e all’estero. È stata accolta con entusiasmo in Austria, Germania, Grecia, Finlandia, Israele, Spagna, Ucraina, Giappone e altri Paesi. Il suo repertorio comprende capolavori classici come “Il lago dei cigni”, “La bella addormentata”, “Lo schiaccianoci”, “Giselle”, “Cenerentola”, “Don Chisciotte” e altri balletti.

Light Can Dance

Moscow Classical Russian Ballet

Basato sulla fiaba di Hoffmann
musiche Pëtr Il'ič Čajkovskij
coreografia Marius Petipa

Tutta casa, letto e chiesa

Mar, 09/11/2018 - 13:07

Teatro Duse - Stagione 2018/19

Tutta casa, letto e chiesa è uno spettacolo sulla condizione femminile, in particolare sulle servitù sessuali della donna. Si ride, e molto, ma alla fine resta addosso una grande amarezza. Il primo debutto è stato a Milano, alla Palazzina Liberty, nel 1977, in appoggio alle lotte del movimento femminista. Il testo è tuttora allestito in oltre trenta Nazioni: la condizione della donna, purtroppo, è simile ovunque. Il protagonista assoluto di questo spettacolo sulla donna è l’uomo. Meglio, il suo sesso! Non “in carne e ossa”, ma è sempre presente, enorme, che incombe… e che schiaccia le donne! Le donne… sono anni che si battono per la loro liberazione, chiedendo parità di diritti con l’uomo, parità sociali, parità di sesso… E quando mai! Le donne non arriveranno mai ad uguagliare l’uomo in questo campo. È del tutto utopistico sperarlo… anche per un fatto anatomico. Donne rassegnatevi! Anche agli albori del secondo millennio le donne sono sottomesse alla cultura del c****… del sesso del maschio!

Dopo la presentazione del protagonista maschile, veniamo ai personaggi femminili. Nel primo brano, una donna sola, troviamo una casalinga, la casalinga per antonomasia, che ha tutto all’interno della sua famiglia, meno la cosa più importante: la considerazione, l’essere trattata come una persona, in individuo e rispettata in quanto tale, non solo usata come oggetto sessuale e come domestica senza stipendio né pensione. Abbiamo tutte la stessa storia è la rappresentazione di un rapporto sessuale tra un maschio e una femmina… Mimato, per carità! Un rapporto sessuale con la donna – ahinoi! – subalterna all’uomo, come succede quasi sempre. Terzo brano “Il risveglio”. Qui abbiamo una donna, un’operaia, sfruttata tre volte: in casa come donna tuttofare, in fabbrica e a letto. Non poteva mancare questo personaggio nella nostra galleria: personaggio “portante” nella nostra società. L’epilogo è affidato ad una Alice nel paese senza meraviglie.

Pierfrancesco Pisani e TPE-Teatro Piemonte Europa

Valentina Lodovini

di Dario Fo e Franca Rame

movimento scenico Silvia Perelli
disegno luci Alessnadro Barbieri
scenografia Chaira Amaltea Ciarelli
musiche Maria Antonietta
aiuto regia Rachele Minelli
regia Sandro Mabellini

Il castello di Vogelod

Mar, 09/11/2018 - 12:47

Viaggio musicale nella pellicola di Murnau tra parole e immagini | Teatro Duse - Stagione 2018/19

Davanti a un capolavoro del cinema muto si resta ammaliati dal rigore delle immagini e dalla capacità del cinema puro di investigare gli sguardi e le azioni.
Questa pellicola in particolare è estremamente teatrale per l’intreccio e per la claustrofobia che riesce a creare sempre rimanendo al chiuso di quattro pareti.

Tratto dal romanzo omonimo di Rudolf Stratz, il film Il castello di Vogelod ha in sé il potere di far credere allo spettatore che il confine fra il sospetto e la sicurezza non sia mai netto e che qualcosa o qualcuno sia sempre in grado di confonderli. Una regia che è un occhio onnisciente, che riprende gli alberi e le montagne nell’insieme e che li contrappone a inquadrature claustrofobiche di interni, perché lo sguardo di Murnau si annida ovunque la sua pupilla indagatrice possa carpire i segreti delle sue storie. Mettendo a fuoco le espressioni di certe facce, si sfrutta al massimo l’uso dello spazio a livello psicologico, teso a delineare significati su ciò che sta succedendo ai personaggi dentro il maniero. È in questo modo che l’orrore penetra dall’esterno e dall’interno, ma anche dal presente come dal passato (si fa largo uso di flashback). Le scenografie, a tal proposito, sono naturali, ed è invece più artificiale la luce, che sembra provenire da un passato lontano, rompendo la tranquillità dei personaggi e mettendoli in relazione gli uni con gli altri.

Alla regia del film si sovrappone una regia teatrale che aumenta e potenzia la tensione grazie alla colonna sonora dei Marlene Kuntz, gruppo rock italiano noto per la loro sensibilità e la ricercatezza delle sonorità ruvide e al tempo stesso melodiche, a una scenografia semovente fatta di oggetti concreti e di schermi che consente al film uno spazio tridimensionale per fare in modo che lo spettatore intraprenda un viaggio all’interno della pellicola, e infine grazie alla voce e all’interpretazione di Claudio Santamaria che si fa narratore della vicenda ma anche attore agente sulla scena.

Il film a tratti prende corpo reale per tornare a perdersi nella virtualità delle immagini in un contrappunto costante di verità e finzione, un gioco di specchi all’infinito per potenziare al massimo la vocazione thriller di questa pellicola che dà il via a quei filoni cinematografici che poi imbastiranno un vero e proprio genere i cosiddetti “gialli”, sempre molto apprezzati dal pubblico (anche contemporaneo).

Trama del film

Riuniti in un castello, dove si erano radunati per partecipare a una caccia, alcuni uomini di società sono costretti a passare al chiuso il loro tempo a causa delle pessime condizioni atmosferiche. Al gruppo si aggiunge anche il conte Johann Oetsch, che non fa parte degli invitati e che è evitato da tutti perché corre voce sia il responsabile della morte del fratello. Una voce alimentata da un giudice in pensione.

Al castello giunge la baronessa Safferstätt, la vedova del morto che ora si è risposata. La contemporanea presenza di Oetsch e della baronessa imbarazza gli ospiti, ma la baronessa decide di restare in attesa dell’arrivo di padre Faramund, il consigliere spirituale del suo ex marito, cui vuole confessarsi.

Nei giorni seguenti, Oetsch, la baronessa e suo marito, Safferstätt, si accusano a vicenda dell’omicidio. Fino a quando la baronessa confessa che il suo precedente matrimonio si stava rivelando un fallimento, con il marito sempre più interessato ad argomenti spirituali che non a lei. Una sera, in presenza di Safferstätt, amico di lunga data del marito, lei aveva espresso il bisogno di qualcosa di trasgressivo che la allontanasse dai buoni sentimenti. Il suo desiderio era stato interpretato da Safferstätt come una volontà di liberarsi del marito, così il barone aveva ucciso l’amico.

Finalmente libera, la donna si era risposata con Safferstätt, per poi scoprire che quello che la legava al nuovo marito non era nient’altro che il vuoto dei sentimenti.
Alla fine della sua confessione, padre Faramund si toglie la finta barba e la parrucca, rivelando di essere in verità il conte Oetsch. Che può così ribadire la sua innocenza. Al barone Safferstätt non resta che il suicidio, mentre al castello giunge il vero padre Faramund

Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamo

Claudio Santamaria + Marlene Kuntz

voce e live electronics Claudio Santamaria
colonna sonora e sonorizzazione live Marlene Kuntz
regia Fabrizio Arcuri

All’Arena c’è una festa!

Mar, 09/11/2018 - 12:37

Una festa in Arena del Sole per inaugurare la nuova stagione 2018/2019 insieme alla città: sabato 22 settembre dalle ore 16.30 prendono vita letture e laboratori creativi a cura degli attori di Emilia Romagna Teatro Fondazione, musiche e danze e alle 21.30 in Sala de Berardinis un incontro con letture e dialoghi con la giornalista, scrittrice e conduttrice radiofonica di RAI Radio3 Loredana Lipperini e l’attore Lino Guanciale.

Si parte da Piazza Maggiore alle 16.30 in compagnia della Maladixie Band in un cammino verso l’Arena del Sole, dove il pubblico viene accolto dall’attore Michele Dell’Utri e condotto nei vari luoghi del teatro. 
In Sala Salmon, Jukebox favoloso, un laboratorio di narrazione per bambini e adulti con Eugenio Papalia e Diana Manea; nel primo piano del foyer Jukebox letteratura #romanzi un’anticipazione dei romanzi - Frankenstein di Mary Shelley e in quello di John Steinbeck e la sua Valle dell'Eden – che ERT presenterà a Bologna, con Donatella Allegro, Nicola Bortolotti e Simone Francia; nella galleria Jukebox letteratura #spettacoli alcuni estratti tra le tante proposte dal nuovo cartellone dell'Arena del Sole – Don Giovanni di Molière, Riccardo3 di Francesco Niccolini, Anima buona del Sezuan di Bertolt Brecht, Memoria di una ragazza di Annie Ernaux, When the Rain Stops Falling di Andrew Bovell, Ragazzi di vita di Pier Paolo Pasolini, La Signorina Else di Arthur Schnitzler, Giulio Cesare di William Shakespeare, La malattia della morte di Marguerite Duras - con Franca Penone e Simone Tangolo.
Ancora in Sala Salmon Chi è di scena!?!, un’improvvisazione teatrale e musicale con Antonio Vulpio di Teatro a Molla, Simone Francia e il musicista Filippo Zattini. 

Parallelamente per tutto il pomeriggio nel Chiostro, si potrà ballare con i Dansecole/Tango Feliz.

A chiusura della giornata di festa alle 21.30 in Sala de Berardinis l’incontro con letture Signora fantasia, signora libertà, con Loredana Lipperini e Lino Guanciale che si confrontano con alcuni dei testi più belli della letteratura, sul tema della fantasia e della libertà. 

Ingresso libero fino a esaurimento posti.

Programma
16.30-17: da Piazza Maggiore all’Arena del Sole, Maladixie Band
17.00-18.30: Michele Dell'Utri, attore guida nella foresta del Guardati intorno!
Sala Salmon: Jukebox favoloso con Eugenio Papalia e Diana Manea – un laboratorio di narrazione per bambini e adulti con fiabe dai molti finali, per divertirsi a immaginare la realtà e mutarla come più si vuole, scegliendo l’epilogo più adatto.
Foyer primo piano: Jukebox letteratura #romanzi con Donatella Allegro, Nicola Bortolotti, Simone Francia – anticipazione dei romanzi che ERT leggerà a Bologna, per entrare nel mondo di Frankenstein di Mary Shelley e in quello di John Steinbeck e la sua Valle dell'Eden.
Galleria: Jukebox letteratura #spettacoli con Franca Penone e Simone Tangolo – alcuni estratti tra le tante proposte dal nuovo cartellone dell'Arena del Sole: Don Giovanni di Molière, Riccardo3 di Francesco Niccolini, Anima buona del Sezuan di Bertolt Brecht, Memoria di una ragazza di Annie Ernaux, When the Rain Stops Falling di Andrew Bovell, Ragazzi di vita di Pier Paolo Pasolini, La Signorina Else di Arthur Schnitzler, Giulio Cesare di William Shakespeare, La malattia della morte di Marguerite Duras.
Chiostro: Dansecole/Tango Feliz.
 

18.00-18.30: da Piazza Maggiore all’Arena del Sole, Maladixie Band 
18.30-20.00: Michele Dell'Utri, attore guida nella foresta del Guardati intorno!
Sala Salmon: Chi è di scena!?!, con Antonio Vulpio di Teatro a Molla e Simone Francia e il musicista Filippo Zattini – improvvisazioni teatrali e musicali.
Foyer primo piano: Jukebox letteratura #romanzi, con Donatella Allegro, Nicola Bortolotti, Eugenio Papalia e Diana Manea – anticipazioni dei romanzi che ERT leggerà a Bologna, per entrare nel mondo di Frankenstein di Mary Shelley e in quello di John Steinbeck e la sua Valle dell'Eden.
Galleria: Jukebox letteratura #spettacoli con Franca Penone e Simone Tangolo – alcuni estratti tra le tante proposte dal nuovo cartellone dell'Arena del Sole: Don Giovanni di Molière, Riccardo3 di Francesco Niccolini, Anima buona del Sezuan di Bertolt Brecht, Memoria di una ragazza di Annie Ernaux, When the Rain Stops Falling di Andrew Bovell, Ragazzi di vita di Pier Paolo Pasolini, Signorina Else di Arthur Schnitzler, Giulio Cesare di William Shakespeare, La malattia della morte di Marguerite Duras.
Chiostro: Dansecole/Tango Feliz

21.30: in Sala de Berardinis Signora fantasia, signora libertà, un dialogo tra la giornalista, scrittrice e conduttrice radiofonica di RAI Radio3 Loredana Lipperini e l'attore Lino Guanciale, sui temi della libertà e della fantasia, a partire da letture tratte da Finzioni di Jorge Luis Borges, La peste di Albert Camus, Consiglio d'Egitto di Leonardo Sciascia e dalle opere di Romain Gary.
 

Informazioni

Teatro Arena del Sole, via Indipendenza 44 - Bologna
biglietteria tel. 059 2910910 - biglietteria@arenadelsole.it
bologna.emiliaromagnateatro.com 

INGRESSO LIBERO!

Harlem Gospel Choir sings their best hits

Mar, 09/11/2018 - 12:26

Teatro Duse - Stagione 2018/19

Dopo il grande successo delle scorse stagioni, tornano al Teatro Duse gli Harlem Gospel Choir il più famoso coro gospel d’america, nonché uno dei più longevi.

Dal 1986, Allen Bailey e il suo coro, formato dalle più belle voci di Harlem e New York City, gira il mondo  condividendo la gioia nella Fede e raccogliendo fondi da devolvere in opere di bene. In oltre 25 anni di grandiosa carriera gli Harlem Gospel Choir hanno sempre cercato di oltrepassare barriere culturali unendo nazioni e persone.

Il Coro ha cantano per la Famiglia Reale, il Presidente Obama, Nelson Mandela, Elton John, due Papi e all’International broadcast memorial per Michael Jackson. Vere e proprie superstars hanno voluto inoltre collaborare con loro: da Andre Rieu a Diana Ross, da Bono ai The ChieNains, da Lyle LoveP a Josh Groban ai Gorillaz.

Gli Harlem Gospel Choir incarnano lo spirito del Vangelo americano. Ogni concerto è un giro di montagne russe di canto e danza. Le loro armoniose canzoni d’amore, di speranza e di ispirazione, toccheranno in profondità l’anima degli spettatori.

Manuale di volo per uomo

Mar, 09/11/2018 - 12:18

Teatro Duse - Stagione 2018/19

Simone Cristicchi continua a stupire il pubblico teatrale con una nuova invenzione drammaturgica, stavolta ambientata nel mondo attuale. Una favola metropolitana ricca di emozioni, musica e poesia.

Nello spettacolo Manuale di Volo per Uomo Cristicchi interpreta un quarantenne rimasto bambino, con un problema preoccupante: qualunque cosa guardino i suoi occhi – dal fiore di tarassaco cresciuto sull’asfalto, ai grandi palazzi di periferia – tutto è stupefacente, affascinante, meraviglioso!
Per molti è un “ritardato” da compatire, per alcuni un genio. Sicuramente è un tipo strano, che ama dipingere un mondo tutto suo, contare le lettere che formano le parole delle frasi, camminare lentissimo seguendo una sua indecifrabile traiettoria.
In realtà, Raffaello è un “Super-Sensibile”, e in quanto eroe possiede dei poteri speciali: la sua mente fotografica è dotata di una lente di ingrandimento che mette a fuoco i particolari, i dettagli che sfuggono agli altri esseri umani; cose minuscole e apparentemente insignificanti che nascondono però un’infinita bellezza, forse perché “niente è più grande delle piccole cose!”.

Nel racconto poetico e surreale del suo microcosmo, Raffaello descrive vicende minime ed universali del suo affollato quartiere, la grande città che fa paura, il paradiso della Ferramenta dove tutto è catalogato alla perfezione; e poi meccanici romantici, emarginati invisibili, terribili guardiani di garage.
Forse “volare” significa non sentirsi soli, avere il coraggio di buttarsi nella vita, mantenendo intatto il bambino dentro di noi.
E soprattutto non lasciarsi sfuggire la bellezza che ci circonda.

Manuale di volo per uomo: una mappa geografica dell’anima, che aiuterà il personaggio di Simone Cristicchi a trovare il suo posto nel mondo.


SA Teatro Stabile d’Abruzzo in collaborazione con CTB Centro Teatrale Bresciano con Corvino Produzioni

Simone Cristicchi

di Simone Cristicchi, Gabriele Ortenzi con Nicola Brunialti
musiche e canzoni inedite Simone Cristicchi, Gabriele Ortenzi
regia Antonio Calenda

Ferdinando Scianna

Mar, 09/11/2018 - 12:09

Viaggio, racconto, memoria

Con circa 200 fotografie in bianco e nero stampate in diversi formati, la rassegna ospitata dai Musei San Domenico di Forlì attraversa l’intera carriera del fotografo siciliano e si sviluppa lungo un articolato percorso narrativo, costruito su diversi capitoli e varie modalità di allestimento.

Ferdinando Scianna è uno tra i più grandi maestri della fotografia non solo italiana. Ha iniziato ad appassionarsi a questo linguaggio negli anni Sessanta, raccontando per immagini la cultura e le tradizioni della sua regione d’origine, la Sicilia. Il suo lungo percorso artistico si snoda attraverso varie tematiche – l’attualità, la guerra, il viaggio, la religiosità popolare – tutte legate da un unico filo conduttore: la costante ricerca di una forma nel caos della vita. In oltre 50 anni di racconti non mancano di certo le suggestioni: da Bagheria alle Ande boliviane, dalle feste religiose - esordio della sua carriera - all’esperienza nel mondo della moda, iniziata con Dolce & Gabbana e Marpessa. Poi i reportage (fa parte dell’agenzia foto giornalistica Magnum), i paesaggi, le sue ossessioni tematiche come gli specchi, gli animali, le cose e infine i ritratti dei suoi grandi amici, maestri del mondo dell’arte e della cultura come Leonardo Sciascia, Henri Cartier-Bresson, Jorge Louis Borges, solo per citarne alcuni.

Avendo deciso di raccogliere in questa mostra la più ampia antologia dei suoi lavori fotografici, con la solita e spiccata autoironia, Ferdinando Scianna, in apertura del percorso espositivo, sceglie un testo di Giorgio Manganelli: "Una antologia è una legittima strage, una carneficina vista con favore dalle autorità civili e religiose. Una pulita operazione di sbranare i libri che vanno per il mondo sotto il nome dell’autore per ricavarne uno stufato, un timballo, uno spezzatino..."

Ferdinando Scianna del suo lavoro scrive: "come fotografo mi considero un reporter. Come reporter il mio riferimento fondamentale è quello del mio maestro per eccellenza, Henri Cartier-Bresson, per il quale il fotografo deve ambire ad essere un testimone invisibile, che mai interviene per modificare il mondo e gli istanti che della realtà legge e interpreta. Ho sempre fatto una distinzione netta tra le immagini trovate e quelle costruite. Ho sempre considerato di appartenere al versante dei fotografi che le immagini le trovano, quelle che raccontano e ti raccontano, come in uno specchio. Persino le fotografie di moda le ho sempre trovate nell’azzardo degli incontri con il mondo."

Biglietti

intero: 13.50€ 
ridotto Card Musei Metropolitani Bologna: 10€ 

Giovanna d’Arco

Mar, 09/11/2018 - 12:05

Teatro Duse - Stagione 2018/19

Monica Guerritore tornerà ad avere la corta zazzera bionda, il corpo scattante e muscolosissimo nell’armatura di Giovanna d’Arco, spettacolo di cui è interprete, regista e autrice: «La sua forza» dice l’ attrice «trascende la sua appartenenza al genere femminile. La sua passione è universale e travalica il tempo, la sua idea di libertà è eterna».
E Giovanna rivive nella nostra epoca, compagna di ribellione e speranza di Che Guevara, del giovane cinese che a piazza Tien An Men ferma col suo corpo un carro armato, di uomini e donne ‘forti della forza’ che viene dall’istinto di libertà.

Le proiezioni che accompagnano tutto lo spettacolo mostrano i volti terribili dei giudici del film di Dreyer, presenti e giudicanti contrapporsi al sogno di Martin Luther King e testimoniano come si levino alte in ogni tempo le voci contro il Potere’. La partitura musicale, di grande importanza, accosta nella massima libertà i “Carmina Burana” di Orff, all’Adagio per Archi di Barber, i Queen a Tom Waits, creando quella risonanza emotiva che permette di accompagnare Giovanna d’Arco alla sua morte senza rimanerne distanti. Dimenticando l’immagine tramandata, Giovanna è viva attraverso gli Atti del Processo, visionaria e poetica nei versi di Maria Luisa Spaziani, reale nel racconto di Cardini e sarà il De Immenso, che Giordano Bruno scrive prima di essere messo a morte , a dare parole alla sua “ chiamata “. ..lei che incarna la perfetta fusione di Corpo- Mente-Anima” che lui stesso aveva preconizzato. Un parallelo tra due destini.Tra due intuizioni.

“Dio è in me” si ostina a gridare Giovanna davanti ai giudici. Ed è la sua morte. Ma non la sua fine.
Il cuore di Giovanna d’Arco non aveva ragioni, ma forze. Forze e passioni che sole cambiano la realtà.

“A 10 anni di distanza sferzo il mio corpo e il mio cuore perché restituiscano ancora una volta sul palcoscenico la forza immensa del suo coraggio. Quello di cui noi tutti abbiamo bisogno. “

Monica Guerritore

Compagnia Umberto Orsini in collaborazione con Parmaconcerti

Monica Guerritore

scritto e diretto da Monica Guerritore
video proiezioni Enrico Zaccheo
progetto luci Pietro Sperduti
capo elettricista Marco Marcucci

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